Un romanzo commovente e ancora attualissimo, che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia,
ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia. Silvio Orlando ci conduce dentro le pagine del libro
con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma.
Un autentico capolavoro “per tutti” dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro. Inutile dire che
il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo la
convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo claustrofobico in
deficit di ossigeno. I flussi migratori si innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata
strutturale creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, i meno garantiti. Se questo è il quadro, quale
funzione può e deve avere il teatro? Non certo indicare vie e soluzioni che ad oggi nessuno è in grado di fornire, ma
una volta di più raccontare storie emozionanti commoventi divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono
massa indistinta e angosciante. Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa nel loro disperato abbraccio contro
tutto e tutti è necessario e utile. Le ultime parole del romanzo di Gary dovrebbero essere uno slogan e una bussola
in questi anni dove la compassione rischia di diventare un lusso per pochi: BISOGNA VOLER BENE

